XIX estiva - 1968 Città del Messico (MEX)

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1968 Città del Messico (MEX)


Città ospitante Città del Messico, Messico
Nazioni partecipanti 112
Atleti partecipanti 5 516 (4 735 Uomini - 781 Donne)
Competizioni 163 in 19 sport
Cerimonia apertura 12 ottobre 1968
Cerimonia chiusura 27 ottobre 1968
Aperti da Gustavo Díaz Ordaz
Giuramento atleti Pablo Garrido
Ultimo tedoforo Enriqueta Basilio
Stadio Stadio Olimpico Universitario

I Giochi della XIX Olimpiade si svolsero a Città del Messico in Messico dal 12 al 27 ottobre del 1968.
I Paesi che presero parte alle Olimpiadi furono 112 e gli atleti 5.516, di cui 4.736 uomini e 781 donne. Le gare in programma furono 172, distribuite fra 19 sport e l’Italia, in questa occasione, inviò una spedizione di 171 atleti, di cui 156 uomini e 15 donne. La prima Olimpiade ospitata da una città latinoamericana ebbe una connotazione politica che superò in maniera drammatica quella sportiva sia prima sia durante le gare, con protagonisti gli studenti messicani e gli atleti della rappresentativa statunitense, per la precisione i neri dello sprint.
Il 2 ottobre del 1968, dieci giorni prima dell'apertura dei Giochi Olimpici, nella Piazza delle Tre Culture, un gruppo di studenti manifestò pacificamente per protestare la grossa spesa del presidente Gustavo Diaz Ordaz sostenuta per costruire gli impianti per gli imminenti Giochi. I soldati, in quella occasione non si sa se per ordine diretto del presidente, iniziarono a sparare ad altezza d'uomo, fu una strage: non venne mai reso noto il numero dei morti, secondo alcuni forse furono addirittura qualche centinaio.
Gli echi internazionali del massacro, le proteste, le manifestazioni in tutto il mondo non servirono però a fermare la grande macchina dei Giochi, l'indignazione per il massacro non impedì comunque la regolare apertura delle gare Olimpiche che iniziarono a Città del Messico il 12 ottobre del 1968.
Per la prima volta, le due Germania si presentarono con squadre separate, benché con gli stessi simboli ed un unico inno. Il programma generale aumentò di 11 gare di nuoto, una di pugilato ed una di skeet, mentre diminuirono le prove di judo, perciò rispetto a Tokyo, i titoli passarono da 164 a 172. I Giochi vennero inaugurati sabato 12 ottobre con la cerimonia di apertura, alla presenza del Presidente degli Stati Uniti del Messico e con il tradizionale protocollo olimpico. Lo Stadio della Città universitaria si gremì di una folla strabocchevole ed esultante e per la prima volta l’ultimo tedoforo fu una donna, la messicana Enriquete Basilio Sotelo. La sfilata fu una immensa parata di costumi in cui fecero spicco in particolar modo quelli dei Paesi afroasiatici.
Le Olimpiadi, quelle messicane, entreranno nell’immaginario collettivo per una protesta semplice, ma che fece scandalo e scalpore il 16 ottobre durante la premiazione dei 200 metri piani. I pugni alzati del saluto del Black Power, rappresentò la protesta contro il razzismo verso gli afroamericani, contro una segregazione razziale che non esisteva per le leggi ma di fatto esisteva ancora nella società. I protagonisti di quella vicenda furono i due afroamericani Tommie “Jet” Smith, John Carlos e l’australiano Peter Norman, secondo classificato, che prese parte alla protesta. Dopo la gara, dove Jet Smith ottenne il record del mondo (primo uomo a correre i 200 m sotto i 20"), Norman avvicinandosi ai due americani che stavano parlando vivacemente tra loro, vide che avevano un paio di guanti in mano, comprati dalla moglie di Smith. Carlos avvertendo l’australiano della loro idea, gli chiese se possedeva una spilla col simbolo del loro Progetto olimpico per i diritti umani. Norman facendo parte dell'Esercito della salvezza, un'organizzazione della Chiesa cristiana mondiale, in Australia aveva vissuto e condannato la discriminazione razziale nei confronti degli aborigeni e per questo motivo decise di prendere parte alla protesta. Quel gesto importante gli portò però delle significative conseguenze alla sua carriera sportiva, tanto che venne violentemente condannato dai media australiani per quanto fatto durante la cerimonia di premiazione e continuamente boicottato dai responsabili sportivi australiani.
Riguardo invece il nuoto, la scuola americana, legata da sempre ai successi olimpici, confermò anche a Messico la sua tradizionale superiorità nonostante l’altitudine e le inevitabili e previste difficoltà da essa derivate. Per la prima volta nella storia dei Giochi il nuoto si presentò nel suo programma completo. In aggiunta alle gare di Tokyo furono disputati i 200 stile libero, i 100 dorso, 100 rana, 100 delfino e 200 misti, mentre le donne gareggiarono anche nei 200 e 800 stile libero, 200 dorso, 100 rana, 200 delfino e 200 misti. L’allargamento del programma servì solo in parte ad incoraggiare le doppie vittorie dei 28 atleti vincitori delle gare individuali, 5 di essi ottennero anche due successi, mentre Debbie Mayer, sedicenne nuotatrice statunitense, pluriprimatista mondiale e grande favorita della vigilia, nonostante non fosse in perfette condizioni fisiche e perfino colpita dalla febbre intestinale particolarmente accanita contro la squadra americana, mantenne le promesse e non tradì le aspettative. La Mayer vinse tre medaglie sia nei 200, come nei 400 e 800 stile libero, diventando così la prima donna al mondo in grado di ottenere tre vittorie nella stessa Olimpiade.
In sostanza si può dire che anche quella del Messico fu un’Olimpiade che contò nella storia dello sport mondiale, con la virtù (o il difetto) di aver incitato la scienza medica ad occuparsi più profondamente dell'attività sportiva.

Vedere anche


Fonti