XXVI estiva - 1996 Atlanta (USA)

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1996 Atlanta (USA)


Città ospitante Atlanta, Stati Uniti d'America
Nazioni partecipanti 197
Atleti partecipanti 10.318 (6.806 Uomini - 3.512 Donne)
Competizioni 271 in 26 sport
Cerimonia apertura 19 luglio 1996
Cerimonia chiusura 4 agosto 1996
Aperti da Bill Clinton
Giuramento atleti Teresa Edwards
Giuramento giudici Hobie Billingsley
Ultimo tedoforo Muhammad Ali
Stadio Centennial Olympic Stadium

I Giochi della XXVI Olimpiade (Games of the XXVI Olympiad) si svolsero ad Atlanta negli Stati Uniti d'America dal 19 luglio al 4 agosto 1996.
Presero parte ai Giochi 197 paesi. 12 nazioni dell'ex URSS parteciparono per la prima volta come stati indipendenti: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Russia, Tagikistan, Turkmenistan, Ucraina, Uzbekistan. A causa di ciò, e anche per il notevole numero di partecipanti, 14 paesi conquistarono per la prima volta una medaglia olimpica. Il medagliere premiò gli Stati Uniti, primi con 101 medaglie (44 ori), seguiti dalla Russia con 63 medaglie (26 ori).
Finito l'incanto dell'Olimpiade catalana, in una Barcellona splendida e splendente dopo un'ampia opera di ricostruzione, il movimento sportivo mondiale entrò in una fase tormentata con il rischio che i Giochi venissero divorati dal mercantilismo. L'Olimpiade del Centenario, ventiseiesima edizione dell'era moderna, invece di essere assegnata ad Atene, come sarebbe stato giusto, tornò clamorosamente, soltanto 12 anni dopo Los Angeles, agli Stati Uniti, nella città di Atlanta, capitale della Georgia, la vecchia Terminus o Marthasville, nella zona pedemontana dei monti Appalachi.
Atlanta vinse la corsa all'assegnazione avendo alle spalle i grandi benefattori del CIO, cominciando dalla Coca Cola che dal 1980 accompagnava tutti i progetti più importanti dell'organizzazione olimpica ed era lo sponsor più ascoltato ormai da molto tempo. Le altre città aspiranti, Belgrado e Manchester, considerate dalla commissione del CIO soltanto buone, persero subito la corsa. Avrebbero avuto invece qualche possibilità Melbourne e soprattutto Toronto, che offrì un progetto speciale per il villaggio atleti. Erano candidate di prima classe e anche per loro la Coca Cola aveva pronto un investimento, ma nella battaglia finale non ebbero quasi speranze. Lo scontro aperto fu fra tradizione e progetto economico. Atene, pur considerata di seconda fascia, aveva in mano la grande carta dei sentimenti, ma per Atlanta garantivano in troppi, a partire dalla catena televisiva CBS che sarebbe stata pronta a coprire con 456 milioni di dollari un budget di 898 milioni. Gli Stati Uniti avevano bisogno di questa grande festa sportiva, la loro economia spingeva per il grande risultato e così nella votazione decisiva 51 voti andarono alla capitale della Georgia, mentre Atene si fermò a 35 voti dei membri del Comitato olimpico. Fu una grande delusione dopo tante promesse e tante feste, come quelle organizzate sotto l'Acropoli dal primo ministro Andreas Papandreu, i balli di Glyfada, la crociera nel golfo di Corinto.
Così l'Olimpiade del Centenario si disputò nella città simbolo della riconciliazione americana fra Nord e Sud, nella città dove nel 1929 era nato Martin Luther King, il pastore battista che aveva un sogno per i neri d'America e il mondo intero, premio Nobel per la pace, ucciso nel 1968 mentre parlava a Memphis, Tennessee.
Quella di Atlanta dopo tante aspettive risultò essere l'Olimpiade della disorganizzazione, dei volontari non adeguatamente preparati, dell'informatica primordiale, del condizionamento commerciale, dell'esagerazione di un tifo che, stordito da una pubblicità soffocante, stravedeva soltanto per gli atleti statunitensi (ai quali il sostegno del pubblico comunque fece bene: furono i primi nel medagliere con oltre 100 atleti sul podio). Bisogna anche aggiungere che quei Giochi furono i primi a numero chiuso, con possibilità di accedere soltanto dopo aver superato le qualificazioni nelle gare preolimpiche. L'apertura al professionismo, già preannunciata a Barcellona, fu totale. Il primo a sfruttare le nuove regole fu il ciclismo, mentre il calcio, per non appesantire i calendari e proteggere i suoi campionati mondiali, preferì il criterio di utilizzare rappresentative giovanili rafforzate da tre atleti di età maggiore.
Tuttavia, emersero subito alcuni problemi, dopo una festosa inaugurazione che ebbe il suo momento topico nell'accensione del tripode da parte di Muhammad Ali, che come Cassius Clay aveva vinto nei medio-massimi a Roma '60. Ma era un Ali tremante quello che apparve di fronte alle telecamere di tutto il mondo, minato dalla malattia nella mente e nel corpo, quasi senza parole, lo sguardo fisso nel vuoto. I problemi maggiori nacquero però soprattutto dalla disorganizzazione dei trasporti, dal modesto livello del sistema computerizzato di informazione, divenuto nel tempo sempre più importante, e dall'evidente scarsa preparazione dei volontari. Diede fastidio anche il clima da fiera del Centennial Park, centro commerciale all'aperto, che il 27 luglio divenne sede di un attentato. Una bomba esplose, uccidendo una persona e ferendone 110: molti furono i sospetti, molte le persone trattenute dalla polizia, ma il colpevole non venne mai trovato.
Riguardo le gare, dopo il passaggio a vuoto di Barcellona, l’atletica tornò a essere la regina dell’Olimpiade, soprattutto grazie alla figura di Michael Johnson. Il texano si elevò come uomo-icona di Atlanta per aver vinto le gare dei 200m e dei 400m – nessuno tra gli uomini ci era mai riuscito all’interno della stessa edizione - ma soprattutto per aver polverizzato uno dei record più duraturi della storia dell’atletica leggera: il 19’72" di Pietro Mennea nella distanza doppia. Il suo straordinario 19’32" rappresentò uno dei più netti miglioramenti di un record mondiale, e fu battuto solo 12 anni dopo da Usain Bolt. Dietro di lui giunse il namibiano Frank Fredericks, l’eterno secondo: tra Barcellona e Atlanta, aveva collezionato 4 argenti nei 100m e 200m. Oltre a Johnson, gli americani impazzirono per Carl Lewis, il vecchio leone che vinse il suo quarto oro consecutivo nel salto il lungo, eguagliando il discobolo Al Oerter.
Questa di Atlanta fu un'Olimpiade davvero straordinaria per gli azzurri. Nonostante il panorama più universale di sempre, le medaglie arrivarano da ogni parte, anche in sport insospettabili. L'uomo copertina stavolta fu Yuri Chechi. Il Signore degli anelli, dopo l'infortunio pre-Barcellona, ora ad Atlanta aveva la sua grande occasione. Il ginnasta di Prato era ormai pluridecorato agli anelli tra titoli mondiali ed europei, ma la sua avventura alle Olimpiadi non cominciò bene, con errori che gli compromisero il concorso generale. Agli anelli però non tradì con un 9.887 eloquente che gli consegnò un oro tanto inseguito.
Riguardo invece alle altre competizioni sportive, dopo il ciclismo, l'altro forziere storico, la scherma, non deluse le attese. Il fioretto femminile era più forte che mai con l'arrivo dell'altra fantastica jesina Valentina Vezzali a far compagnia alla Trillini. Eppure nell'individuale le due azzurre si fecero infilzare dalla rumena Badea che le relegò ai due gradini bassi del podio, ma nella gara a squadre arrivò invece la riscossa.
Era una prova in cui l'Italia dovette cambiare in corsa per un grave infortunio a Diana Bianchedi sostituita da Francesca Bortolozzi, ma che si trasformò ugualmente in un trionfo. Anche le spadiste salirono sul podio con un argento, ma il capolavoro lo firmarono gli uomini nella stessa spada. Sandro Cuomo, Angelo Mazzoni, Maurizio Randazzo, completarono un lungo ciclo di vittorie con l'unico alloro mancante, quello olimpico, al termine di una finale accesissima con la Russia. L'altro oro della scherma lo portò il pisano Alessandro Puccini nel fioretto, mentre gli sciabolatori conquistarono un bronzo.
Salì alla ribalta Roberto Di Donna nel tiro a segno. Il suo oro nella gara con la pistola automatica fu il primo in ordine cronologico per l'Italia ed arrivò in maniera rocambolesca. Ad un tiro dalla fine era in testa il cinese Wang con un vantaggio praticamente incolmabile. Il cinese però, vittima dell'emozione, bucò clamorosamente l'ultimo tiro e Di Donna lo scavalcò in extremis. Così, mentre sventolarono i tricolori, si dovette ricorrere alle bombole d'ossigeno per rianimare il povero Wang. A questa si aggiunse per Di Donna anche la medaglia di bronzo nella pistola libera. Trionfi anche dal tiro a segno con Ennio Falco e Andrea Benelli, oro e bronzo nello skeet, e con Pera argento nel double trap. Anche l'arco entrò nel medagliere con il bronzo della gara a squadre.
Per l'Italia fece molto furore anche il canoista Antonio Rossi che diventò in breve tempo un personaggio copertina in quanto le donne stravedevano per lui. Rossi ad Atlanta vinse ben 2 ori, nel K1 500 ed in coppia con Daniele Scarpa nel K2 1000. Lo stesso Scarpa si prese un argento nel K2 500 con Bonomi che fu pure 2° nel K1 1000. Insomma un trionfo, cui partecipò anche Josefa Idem, tedesca di nascita ed azzurra per matrimonio, con un bronzo. Il canottaggio patì un po' l'esplosione dei "parenti poveri" della canoa e riuscì ad esprimersi solo con il 2 di coppia di Agostino Abbagnale e Davide Tizzano che comunque conquistarono un bell'oro.
Andò bene anche il judo, argento per Giovinazzo e bronzo per Ylenia Scapin, ed il surf di Alessandra Sensini, pure di bronzo. Negli sport di squadra: la pallanuoto perse il titolo per mano della Croazia e dovette accontentarsi di un bronzo, il calcio uscì di scena senza lasciare traccia, la pallavolo maschile arrivò ad un passo dalla vittoria ma ancora una volta l'Olanda si confermò tabù. In una finale giocata punto a punto, Bernardi, Gardini & c. si videro sconfitti al quinto set per 17 a 15.
Con 35 medaglie conquistate e ben 13 ori per noi fu comunque un'Olimpiade da incorniciare, con il 6° posto nel medagliere vinto dagli americani.
Nel nuoto il moscovita Alexandr Popov, ex dorsista convertito al nuovo stile dall'allenatore Turetsky, nuotò i 100 m stile libero in 48'74″, ripetendo il successo di Barcellona e ripetendo anche l'impresa che era riuscita soltanto a Johnny Weissmuller. Popov si prese il titolo battendo l'americano Gary Hall junior e sempre su di lui sfogò la sua voglia di vittoria imponendosi tre giorni dopo anche sui 50 m. Un mese dopo venne accoltellato da un venditore di cocomeri in una strada di Mosca: ferita profonda dalla quale però guarì, tanto da poter partecipare anche alle Olimpiadi successive.
Protagonista in piscina, ma anche fuori per tutte le polemiche che seguirono i suoi straordinari risultati, fu l'irlandese Michelle Smith, che soltanto tre anni prima dei Giochi era al novantesimo posto nelle liste mondiali. Nella vasca del soffocante stadio del nuoto georgiano sbalordì tutti vincendo il 20 luglio i 400 m misti e lasciò senza parole i critici due giorni dopo conquistando il titolo dei 400 m stile libero (dove già aveva tolto 17'54″ al suo record personale nelle batterie). Il 24 luglio infine conquistò l'oro nei 200 m misti, alimentando con questa terza impresa qualche inquietudine e lo spettro del doping. Niente da dire, invece, quando dall'acqua uscì in trionfo l'ungherese Krisztina Egerszegi, vincitrice per la terza volta consecutiva della medaglia d'oro nei 200 m dorso. Il primo successo lo aveva ottenuto a 14 anni, in Corea, quando pesava soltanto 45 kg. Il triplo oro nella stessa gara era già abbastanza per rendere Egerszegi una primatista fra le grandi campionesse, perché prima di lei aveva ottenuto lo stesso risultato solo la liberista australiana Dawn Fraser; ma la nuotatrice ungherese fu anche la prima donna a vincere 5 medaglie d'oro in varie specialità perché ai tre successi nei 200 m dorso bisognerà aggiungere anche l'oro nei 100 m dorso e nei 400 misti a Barcellona.
Nelle Olimpiadi aperte ai professionisti il ciclismo mandò in scena uno dei grandi, lo spagnolo originario della Navarra Miguel Indurain. Nel 1984, a 20 anni, da dilettante, si era presentato nella corsa su strada senza riuscire a concluderla. Dopo 12 anni e cinque Tour de France vinti consecutivamente, nel penultimo giorno dell'Olimpiade l'uomo dai 28 battiti cardiaci al minuto si mise alla partenza della cronometro individuale che non si correva più dal 1932 quando a vincerla era stato l'italiano Pavesi. In realtà il campione, dopo un deludente Tour de France (era giunto solo undicesimo), aveva deciso di rinunciare ad Atlanta, cambiando poi idea soltanto per le pressioni di Samaranch. Indurain, l'ultimo a prendere il via, si avvalse anche delle migliorate condizioni atmosferiche (la pioggia aveva complicato la corsa degli altri concorrenti) e la sua marcia diventò una cavalcata straordinaria.
La gloria olimpica esaltò anche una ciclista francese trentasettenne, Jeannie Longo, che dopo tre delusioni a Los Angeles, Seul e Barcellona si guadagnò l'oro nell'individuale raggiungendo l'azzurra Alessandra Cappellotto e poi attaccando Imelda Chiappa, che fu medaglia d'argento. Per la veterana francese ci fu anche il secondo posto a cronometro, premio per la sua dedizione e per il lavoro accurato che aveva fatto in solitudine nell'aria fresca del Colorado dove aveva affittato una casa e si era allenata per due mesi. Per concludere sui Giochi del 1996 si possono elencare alcune curiosità. Il giuramento degli atleti fu pronunciato da Teresa Edwards, giocatrice di basket statunitense alla sua quarta Olimpiade: per lei fu una rivincita dopo l'amarezza del terzo posto a Barcellona 1992 dietro alla Russia e alla Cina e il preludio alla terza medaglia d'oro dopo Los Angeles e Seul. Nel torneo di tennis da tavolo la Cina non lasciò nulla agli avversari, conquistando le quattro medaglie d'oro in palio e vinse anche tre medaglie d'argento e un bronzo. Il velista austriaco Hubert Raudaschl, partecipando alla gara dei Finn, fu il primo atleta a concorrere in nove Olimpiadi: la sua prima apparizione avvenne a Tokyo, nelle acque di Fujisawa, mentre la sua unica medaglia fu l'argento conquistato ad Acapulco ai Giochi del 1968. Nelle gare di lotta libera, categoria pesi medi, si affrontarono due fratelli che gareggiavano per nazioni diverse: al secondo turno Elmadi Jabrailov, iscritto dal Kazakistan, sconfisse Tucuman Jabrailov, che era andato in pedana difendendo i colori della Repubblica di Moldova. Nelle gare di kayak femminili la tedesca Birgit Schmidt Fischer vinse la sua quinta medaglia d'oro, a sedici anni di distanza dal primo successo di Mosca. Il vincitore della gara nel tiro con l'arco, l'americano Justin Huish, cinque anni dopo finì in carcere per possesso di marijuana.

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Fonti