X estiva - 1932 Los Angeles (USA)

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IMMAGINI

1932 Los Angeles (USA)


Città ospitante Los Angeles, Stati Uniti d'America
Nazioni partecipanti 37
Atleti partecipanti 1.332 (1.206 Uomini - 126 Donne)
Competizioni 177 in 14 sport
Cerimonia apertura 30 luglio 1932
Cerimonia chiusura 14 agosto 1932
Aperti da Charles Curtis
Giuramento atleti George Calnan
Stadio Los Angeles Memorial Coliseum

I Giochi della X Olimpiade (in inglese Games of the X Olympiad) si sono svolti a Los Angeles negli Stati Uniti d'America dal 30 luglio al 14 agosto 1932.
Così come successe per i francesi nell’edizione di Parigi 1924, anche gli americani avevano voglia di riscatto. Anche per l’assenza di candidate avversarie, le Olimpiadi del 1932 vennero assegnate a Los Angeles, “la città degli angeli”, metropoli e capitale del cinema mondiale. Proprio come i transalpini gli organizzatori a stelle e strisce non lasciarono nulla al caso, organizzando una manifestazione praticamente perfetta. Ma oltre ad essere i giochi del riscatto americano dopo la debacle di St. Louis del 1904, Los Angeles 1932 resterà nella storia per aver fatto registrare all’Italia una delle migliori prestazioni sportive di sempre.
Ropercorrendo la storia che portò la città statunitense ad organizzare la X edizione dei GO, dobbiamo partire dalla creazione, nel 1919, della California Fiestas Association, un gruppo che puntava a organizzare festival sportivi e di intrattenimento nell'area di Los Angeles, di cui uno dei direttori, Maximilian F. Ihmsen, suggerì di chiedere al CIO l'organizzazione dell'Olimpiade. L'anno dopo, l'associazione chiuse, ma lo staff aprì la Community development association, che fra le prime iniziative progettò la costruzione di uno stadio nel Parco dell'Esposizione, denominato Los Angeles Memorial Colosseum (poi diventato Coliseum), a ricordo dei caduti del Primo conflitto mondiale. Presidente dell'associazione era il cinquantaquattreenne William May Garland, che assistette nel 1920 ai Giochi di Anversa e presentò alla XIX sessione del CIO la candidatura di Los Angeles per il 1928. L'anno dopo de Coubertin fece approvare la doppia designazione Parigi 1924-Amsterdam 1928, ma Gustavus T. Kirby, presidente del Comitato olimpico statunitense, e il segretario Fredrick W. Rubien illustrarono ugualmente ai membri del CIO il progetto della città californiana, la quale il 12 dicembre 1921 avviò i lavori per lo stadio, che furono completati il 1° maggio 1923, con una spesa di 800.000 dollari. Nel 1923 alla sessione romana del Comitato Olimpico Garland, che l'anno precedente era stato cooptato fra i membri del CIO, espose i piani e l'avanzato stadio di costruzione del Coliseum. L'impatto fu così favorevole che la candidatura di Los Angeles nacque spontaneamente, senza avere al momento avversarie: l'8 aprile 1923 i Giochi, con 9 anni di anticipo, furono assegnati a Los Angeles. De Coubertin e il CIO erano certi che gli Usa non avrebbero ripetuto a Los Angeles le nefandezze di St Louis, e che avrebbero invece organizzato una grande manifestazione: non ebbero tuttavia fatto i conti con la Grande Depressione del 1929, i cui effetti si trascinarono fino all'epoca dei Giochi. Sedici milioni di disoccupati, il reddito pro capite era calato della metà: tutte fonti di preoccupazione che però vennero spazzati via dal milione e mezzo di dollari raccolto dalla municipalità di Los Angeles e dal milione offerto dal Governo.
Impressionò, all'arrivo in città, il Memorial Coliseum, stadio da 101.000 posti; il Villaggio Olimpico in collina, con 550 bungalow prefabbricati e i cowboys a cavallo che sorvegliva gli atleti, e impediva la visita delle atlete, alloggiate in un albergo del centro: anche la cuoca dei finlandesi si vide sbarrare la strada.
Nonostante le difficoltà finanziare, gli americani misero comunque in piedi una macchina organizzativa celere e funzionante.
Il villaggio olimpico dell'Olimpiade di Los Angeles del 1932, il primo nella storia dei giochi, si rivelò uno dei più belli mai realizzati per un Olimpiade. Esso era costituito da ben 550 casette in legno di colore bianco e rosa, immerse nel verde con una stupenda vista sull'Oceano Pacifico, inoltre vennero costruiti 12 campi da tennis e 12 piscine. Nonostante la bellezza del villaggio olimpico il numero dei partecipanti risultò essere molto inferiore rispetto all'Olimpiade precedente, e le nazioni partecipanti passarono da 44 a 37.
La nota negativa di quell’edizione fu proprio la scarsa partecipazione rispetto alle precedenti edizioni.
Furono infatti soltanto 1332 gli atleti chiamati a giocarsi i giochi Olimpici del 1932: un po’ per le nuove regole del CIO che imposero la presenza massima di 3 partecipanti per nazione per ogni disciplina; un po’ perché non tutti gli atleti invitati furono in grado di sostenere le ingenti spese economiche per attraversare l’Atlantico e raggiungere il ‘Vecchio West’. Basti pensare che, ad esempio, il Comitato olimpico del Brasile, i cui atleti giunsero in California dopo un lungo viaggio via mare, si vide costretto a finanziare la spedizione dotando i suoi atleti di 50.000 sacchi di caffè e solo il ricavato della vendita nei vari porti toccati lungo il viaggio avrebbe potuto sovvenzionare la spedizione. Purtroppo però solo alcuni atleti poterono permettersi di sbarcare a Los Angeles, mentre gli altri furono costretti a restare sulla nave per tutta la durata delle Olimpiadi. Durata che per la prima volta nella storia fu conforme ai 14 giorni adottati tutt’oggi(30 luglio – 14 agosto); oltre a questa novità furono introdotte nuove discipline, come ad esempio i 50 Km di marcia e il lancio del giavellotto. Il calcio venne escluso dal programma: la lontananza da un gioco prettamente europeo e lo scarso interesse che il pubblico americano nutriva nei confronti di esso, consigliarono i programmatori a farne a meno per l’edizione americana dei giochi (il calcio riapparse poi nel programma appena 4 anni dopo). Infine venne collaudato l’utilizzo di nuovi strumenti a disposizione dei giudici di gara, come il fotofinish e il calcolo dei centesimi di secondo, e per la prima volta la premiazione avvenne sul podio con l’esecuzione degli inni nazionali e l’alzabandiera.
Le gare di corsa, soprattutto nella velocità tornarono di dominio Usa. 100 m e 200 m furono entrambi vinti da Thomas Edward Tolan, ma con episodi particolari. Nei 100 Tolan e l'altro americano Ralph Harold Matcalfe tagliarono il traguardo contemporaneamente. Senza le odierne tecnologie sarebbe stato impossibile stabilire il vincitore, ma i giudici decisero per Tolan. Nei 200 Matcalfe fu ancora più sfortunato: finì ancora dietro a Tolan ma si accorse che la misurazione delle corsie non era corretta e percorse almeno un metro in più rispetto al vincitore. La classifica venne però omologata e Matcalfe restò così uno degli atleti più sfortunati della storia olimpica. Gli americani dominarono anche le staffette, il decathlon e i 400 m con Williams Carr al nuovo record del mondo con 46'2. I giapponesi cominciarono a mettersi in mostra e qui vinsero il salto triplo con Nambu. Anche il vecchio Paavo Nurmi avrebbe voluto essere ancora protagonista, stavolta nella maratona, ma venne accusato di professionismo e per questo squalificato. La vittoria della maratona andò così ad un argentino, Juan Carlos Zabala. Ai finlandesi non restò che consolarsi con i 3000 siepi di Volgari Iso Hollo. Grande protagonista nell'atletica fu invece il nostro Luigi Beccali, detto Ninì. Beccali, milanese di 24 anni, corse la finale dei suoi 1500 metri il 4 agosto. All'inizio la gara vide in testa l'americano Cunningham con l'azzurro nelle retrovie. Ma all'ultimo giro lo statunitense cominciò a cedere e Beccali si mise in scia all'inglese Cornes che cercò l'inseguimento, per poi battere tutti sul rettilineo finale.
Ma l'attenzione a questi GO fu richiamata, soprattutto da una donna. Delle sei prove femminili del programma atletico, tre gare (il numero massimo di competizioni a cui un partecipante olimpico potesse all'epoca iscriversi) rischiarono di finire a una sola atleta, Mildred Didrikson, figlia di Hanna Marie Olson, provetta sciatrice di fondo ed eccellente pattinatrice norvegese. Nata a Port Arthur nel Texas, il 26 giugno 1914, e cresciuta a Beaumont, Kansas, Didrikson prediligeva il baseball, tanto che in omaggio al grande Ruth venne chiamata 'Babe', era così brava anche nel basket che il suo principale fondò apposta per lei una squadra aziendale, la "Employers Casualty" di Dallas. Fu proprio nell' atletica che Mildred Didrikson ottenne quattro titoli nazionali in diverse specialità fra il 1930 e il 1931: giavellotto e lancio della palla di baseball a Dallas (il suo 90,22 m è ancora miglior prestazione mondiale, oggi che la specialità è caduta in disuso), lungo e 80 m ostacoli a Jersey City. Ai GO di Los Angeles, Mildred Didrikson vinse ben due ori, uno nel lancio del giavellotto e l'altro nei 80 m ostacoli e un argento nel salto in lungo. In una edizione così rica di successi per gli italiani, spiccarono 4 ori, un argento e due bronzi nella ginnastica, l'affermazione di Renzo Morigi nella pistola e lo straordinario duello Usa-Italia nell'otto di canottaggio. I ginnasti erano capitanati da Romeo Neri, riminese, di 29 anni, ex nuotatore, sollevatore di pesi e pugile, già argento alla sbarra ad Amsterdam, accettò i 17 giorni di clausura imposti da Braglia e Corrias, responsabili tecnici del gruppo, e ne fu ricompensato dall'oro individuale e a squadre, più quello alle parallele. Impressionò gli americani Morigi nella pistola automatica: arrivato al barrage finale con l'altro italiano Matteucci e il tedesco Haas, dovette sparare sei colpi alle silhouette rotanti in due secondi: tra le grida di entusiasmo dei poliziotti di Los Angeles non sbagliò un colpo - l'ultimo bersaglio venne centrato mentre si stava girando - e venne promosso sceriffo onorario della contea: volevano che restasse lì, ma Morigi, che era segretario federale a Ravenna, declinò l'offerta. Quanto all'otto, della Canottieri Livorno, duellò con quello dell'Ucla in quella che venne definita dal New York Times "la più spettacolare sfida di tutta la storia del canottaggio Usa". I livornesi, che avevano già battuto Cambridge, furono sul traguardo assieme agli americani, la giuria si consultò a lungo prima di dare il verdetto. Un argento che valse un oro. Ci volle il fotofinish per decidere il risultato del canottaggio, uno strumento che nella forma che oggi conosciamo venne introdotto qui - assieme al podio per i primi tre - e che generò in atletica risultati certi (o quasi, poiché nei 3000 i giudici fecero percorrere un giro in più...) e i primi tempi elettrici dell'Olimpiade. Solo che l'ungherese che li ebbe in custodia se li riportò in patria e li perse per un incendio: ancor oggi possiamo conoscerne solo una parte...
Nonostante la riduzione degli atleti, la competizione a Los Angeles fu accesissima e ben 18 record mondiali vennero battuti. Da segnalare l'exploit dell'Italia, seconda nel medagliere con 36 medaglie totali egualmente distribuite tra i vari piazzamenti, dietro agli inarrivabili Stati Uniti, che si rifecero in casa della cocente delusione subita quattro anni prima, quasi raddoppiando il numero degli ori. Il successo della spedizione italiana fu causato da alcuni fattori, tra i quali annoveriamo i nuovi costumi del regime fascista che si assicurò di mantenere a spese dello Stato gli atleti emergenti per consentire loro di allenarsi a tempo pieno senza preoccupazioni economiche. Questi atleti risultavano impiegati in enti vari, ma in realtà il loro compito era, fondamentalmente, quello di prepararsi alle gare. In seguito, altre nazioni, come la Germania hitleriana e l'Unione Sovietica, seguirono la prassi del "dilettantismo di Stato".

Vedere anche


Fonti