Panatta Adriano

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IMMAGINI

Adriano Panatta, nato a Roma il 9 Luglio 1950, è stato uno dei più grandi talenti del tennis italiano. Il padre era custode del tennis club Parioli, uno dei più prestigiosi ed esclusivi della città, frequentato dalla Roma borghese e da personaggi di alto rango. La vicinanza con i campi da tennis e con le reti gli permette di avere fin da subito una grande confidenza con lo sport che lo renderà famoso. Fin da piccolo Panatta si esercita sui campi rossi del club ed impara ad eseguire le prime volée. Gli amici lo chiamavano all'epoca con il soprannome di Ascenzietto, vezzeggiativo mutuato dal nome del padre, Ascenzio. Tappa dopo tappa, vittoria dopo vittoria, la carriera di "Ascenzietto" prende slancio, fino a portarlo a guadagnare i primi posti della classifica nazionale.

La carriera


La grande occasione per entrare nell'albo d'oro della storia del tennis per Adriano Panatta, si presenta ai Campionati Italiani Assoluti del 1970 a Bologna. Lo scontro frontale è con Nicola Pietrangeli, allora campione in carica e mostro sacro del tennis italiano. A dispetto di ogni previsione, Panatta esce vittorioso da un tale temibile confronto, superando il giocatore più titolato della storia del tennis italiano in 5 set. C'è da dire che ormai Panatta interpreta un tennis nuovo, giovane e moderno, regolato su nuove strategie tattiche e su di una grande dose di aggressività e voglia di emergere. Pietrangeli, invece, in qualche modo rappresentava una stagione senz'altro gloriosa ma ormai sulla soglia del tramonto, una tradizione di eleganza e "bel gioco". La conferma che il "nuovo che avanza" non poteva esser più fermato arriva l'anno successivo a Firenze, quando Panatta si riconferma vincente sull'illustre avversario e dimostra di non essere un fuoco di paglia. Nello stesso anno vince anche il suo primo torneo importante a Senigallia superando in finale l’australiano Martin Mulligan. Dopo i primi successi in campo nazionale, cominciò ad affermarsi anche in campo internazionale. Nei primi anni di attività Panatta vince importanti tornei internazionali a Bournemouth nel 1973, Firenze nel 1974, Kitzbühel e Stoccolma nel 1975. Nella capitale svedese superò in finale l’americano Jimmy Connors. Il culmine della sua carriera lo raggiunge nel 1976 ,anno magico del tennis italiano, quando vince gli Internazionali d'Italia sconfiggendo in semifinale John Newcombe ed in finale Guillermo Vilas. A poche settimane di distanza si aggiudica il Grande Slam del Roland Garros, battendo in finale Harold Solomon (6–1, 6–4, 4–6, 7–6) ,dopo aver liquidato lo svedese Bjon Borg nei quarti. E proprio Panatta è stato l'unico tennista a sconfiggere Bjorn Borg agli Open di Francia; exploit compiuto per ben due volte: anche nell'edizione del 1973, negli ottavi di finale. Il suo successo internazionale più importante rimane comunque la vittoria dell'edizione 1976 del torneo francese. Alla fine dell’anno Adriano Panatta con la squadra nazionale capitanata da Pietrangeli (non giocatore) e composta da Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli, conquista la Coppa Davis in Cile, l’unica nella storia del tennis italiano. Dopo questa vittoria, Panatta aiuta l'Italia a raggiungere la finale della Coppa Davis in altre tre occasioni (1977, 1979 e 1980). La squadra italiana è però sconfitta dall'Australia nel 1977, dagli Stati Uniti nel 1979, e dalla Cecoslovacchia nel 1980. Nel corso dell’anno 1976 raggiunge il 4° posto nel ranking mondiale, suo miglior piazzamento in carriera, concludendolo poi al settimo posto. Dopo questo exploit così clamoroso, la strada di Adriano Panatta si presenta assai in salita, per il semplice fatto che, come sempre succede in questi casi, il pubblico si aspetta un rendimento all'altezza delle aspettative. L'unico neo del campione è la sua proverbiale pigrizia, un difetto che spesso e volentieri ha costituito un handicap per una resa adeguata ai massimi livelli in cui giocava. Dotato di uno straordinario talento, la sua carriera è stata costellata da splendide vittorie intervallate però da periodi di appannamento, dovuti secondo alcuni a un fisico non all'altezza del suo talento e ad una certa incostanza nell'allenamento, secondo altri più da colpi di fortuna che di bravura. E comunque nel 1977 vince il torneo World Championship Tennis di Houston, dove batte in sequenza Jimmy Connors, Ken Rosewall, Eddie Dibbs e Vitas Gerulaitis. Nel 1978 un'altra importante vittoria al torneo di Tokyo superando in finale Pat Du Prè in due set, ed il raggiungimento della finale ai Campionati Internazionali d'Italia (sconfitta in cinque tiratissimi set da Bjorn Borg). Il suo ultimo successo in carriera è del 1980, al torneo di Firenze superando Raul Ramirez.

La tecnica


Il terreno di gioco su cui ottenne i migliori risultati era (sorprendentemente, visto il tipo di gioco), la terra battuta. Infatti nonostante il gioco d'attacco e le notevoli qualità tecniche, Panatta non si trovò mai completamente a suo agio sulle superfici veloci. Sui campi in erba la sua unica performance di rilievo avvenne nel 1979 quando raggiunse i quarti di finale a Wimbledon, dove fu sconfitto dall'americano Pat Du Pré in 5 set . Il suo gioco era caratterizzato da un alto tasso tecnico, basato su un dritto micidiale, su di una battuta molto potente e smorzate di grande raffinatezza. Ma Adriano Panatta resterà nella storia del tennis per il suo spettacolare gioco sotto rete e, in particolare, per la sua 'veronica', volée alta di rovescio che eseguiva con grande eleganza e potenza grazie a una formidabile sferzata di polso. La sua impugnatura “dell’ est” gli consentiva un buon controllo nel gioco del diritto, con un movimento a polso rigido che dava potenza al colpo. Utilizzò poi la presa di diritto modificata che consentiva più libertà al polso ed era più naturale nell’uso del topspin. Panatta riuscì a battete tutti i più famosi tennisti della sua epoca. Inoltre insieme a Paolo Bertolucci formò una delle più forti coppie di doppio degli anni Settanta. Rimasto nel mondo del tennis dopo aver abbandonato le competizioni (nel 1983), è stato a lungo selezionatore e capitano non giocatore della squadra italiana partecipante alla Coppa Davis. È comunque grazie a lui e giocatori quali Omar Camporese e Paolo Cané che l'Italia tennistica si è salvata più volte dalla retrocessione nelle serie inferiori della Coppa Davis.