Pavesi Attilio

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IMMAGINI

Attilio Adolfo Pavesi (Caorso, 1º ottobre 1910 – Buenos Aires, 2 agosto 2011) è stato un ciclista su strada e pistard italiano. Fu campione olimpico nel 1932 nella prova a cronometro e in quella a squadre.

La carriera


Pavesi Attilio già negli anni 30 si rivelò uno dei migliori cadetti italiani grazie alle vittorie del Gran Premio Cerini davanti all’astro nascente Alfredo Bovet, e al Gran Premio della Vittoria. Nel 1931 passa grazie ai numerosi successi alla Cesare Battisit di Milano aggiudicandosi la Coppa Caldirola, il Gran Premio Aquilano e la coppa Bendoni in breve tempo. Sfortunatamente all’apice della forma la chiamata alle armi lo costringe ad interrompere del tutto l’attività, ma solo qualche mese dopo riprese gli allenamenti grazie al trasferimento alla Farnesina di Roma, il centro militare di educazione fisica che accoglieva gli atleti di interesse nazionale, e nel giugno del 1932 disputò la preolimpica di San Vito al Tagliamento, al termine della quale i tecnici federali lo inserirono nel gruppo degli azzurri in partenza per le Olimpiadi di Los Angeles ‘32. Sbarcato in America nello scomodo ruolo di riserva, la serietà dimostrata negli allenamenti e la scarsa forma di uno dei titolari, il veneto Zaramella, lo proiettarono tra i protagonisti della prova a cronometro di 100 chilometri che attribuiva il titolo della strada. Il percorso di gara prendeva le mosse da Balcom Canyon, presentava un inizio in discesa e poi si dipanava in un paesaggio brullo e sterile, con un gran numero di burroni superati con arditi ponti e viadotti; quindi, dopo aver costeggiato il Pacifico ed oltrepassato Malibù (85° chilometro), si concludeva nei pressi della mondanissima spiaggia di Santa Monica, in viale Castellamare. Il tracciato era per lo più pianeggiante, con due brevi salitelle che comunque potevano essere superate di slancio. Le strade erano bellissime, ampie ed asfaltate, ma con un fondo leggermente appiccicoso. Partito ultimo dei 36 concorrenti, verso metà percorso Pavesi sorpassò il danese Hansen, il grande favorito della gara, che aveva preso il via quattro minuti prima di lui. Questa incredibile impresa moltiplicò le forze dell'azzurro, la cui cavalcata verso la più inopinata delle vittorie proseguì senza intoppi e si concluse solo sulla linea del traguardo. L'Italia conquistò la medaglia d'oro anche della classifica a squadre, davanti alla Danimarca ed alla Svezia. "Il ciclismo italiano ottiene a Los Angeles un nuovo clamoroso trionfo": con questo titolo la Gazzetta delle Sport di venerdì 5 agosto 1932 annunciò il successo che, purtroppo, rappresentò anche il canto del cigno dell'atleta piacentino. Infatti, da quel momento la sua carriera declinò ed anche il successivo passaggio al professionismo si rivelò poco fortunato, se si esclude il primo posto in una tappa del Giro di Toscana del 1934. Tra i pochi piazzamenti di rilievo il quarto posto al Giro di Lombardia del 1936. Quando scoppiò la Seconda guerra mondiale si trovava in Argentina, dove aveva partecipato alla Sei giorni di Buenos Aires al velodromo “Luna Park”. Era il 1937 e, mancando navi passeggeri per tornare in Italia, decise di stabilirsi nella città di Sáenz Peña, dove aprì un negozio di biciclette, si sposò e divenne organizzatore di corse ciclistiche. A 93 anni, nel 2003, è tornato a Caorso, il suo paese natale, per poi rientrare in Argentina, e stabilirsi in una casa di riposo di Josè C. Paz, a una trentina di chilometri dalla capitale. È scomparso il 2 agosto 2011 a Buenos Aires all'età di 100 anni e 10 mesi. Era il più anziano vincitore olimpico ancora in vita.

Curiosità


Maria Regina Ciocca, una ragazza argentina di vent'anni che in autunno sarà a Perugia per seguire un corso di lingua italiana all'Università, ci scrive dalla sua casa di Bella Vista, a 35 km da Buenos Aires, per raccontarci la storia del nonno materno, Attilio Pavesi, classe 1910, nativo di Caorso (Piacenza). Nonno Attilio non è uno sconosciuto. Anche se sono passati molti anni, rimane un nome nella storia dello sport italiano, scolpito nel marmo del Memorial Colyseum Stadium di Los Angeles. Attilio Pavesi è stato infatti medaglia d'oro alle Olimpiadi di Los Angeles del 1932, vincendo la gara su strada individuale di ciclismo (la prova a cronometro sulla distanza di 100 km) e contribuendo a un'altra medaglia d'oro, assegnata all'Italia nella classifica a squadre di ciclismo. Quella del 1932 è passata alla storia come "l'Olimpiade degli italiani" per il travolgente secondo posto nel medagliere conquistato dal nostro Paese dopo gli Stati Uniti: una messe di successi - 36 medaglie, equamente divise fra oro (12), argento (12) e bronzo (12) - che coincise con il momento di massimo consenso al regime fascista, al quale i riflettori mondiali di Los Angeles regalarono una enorme pubblicità. Ricevuti da Mussolini al ritorno dalla trasferta americana e additati come esempio per la maschia gioventù italica, i nostri atleti contribuirono con le loro vittorie a mettere in buona luce presso il governo americano il regime, prima che i rapporti si guastassero definitivamente con la guerra d'Etiopia e l'avvicinamento di Mussolini alla Germania nazista. In casa dei nuovi amici tedeschi, alle Olimpiadi di Monaco del 1936, gli italiani sarebbero arrivati solo quarti nella classifica per nazioni. Di Attilio Pavesi si racconta che, ricevuto - come tutti gli atleti - il telegramma di Mussolini che lo incitava alla vittoria, e convinto di essere l'unico destinatario del messaggio, avesse dato l'anima per arrivare al gradino più alto del podio in quanto sentiva su di sé gli occhi del Duce. In effetti, Attilio venne convocato alle Olimpiadi come riserva perché - racconta la nipote Regina - "durante la gara di qualificazione preolimpionica svoltasi a San Vito al Tagliamento nel giugno 1932, mentre era in testa, una spettatrice che intendeva rinfrescarlo gli lanciò l'acqua insieme al secchio, facendolo cadere a terra. Il nonno, così, arrivò soltanto quinto, ma la sua corsa fu lo stesso ben valutata". "Partì da Napoli - continua Regina - il 3 luglio 1932 con la nave Biancamano insieme agli altri atleti. Arrivò a New York il 12 luglio, dove fu accolto dal sindaco Fiorello La Guardia, e da lì raggiunse Los Angeles dopo un viaggio in treno durato cinque giorni. Il 4 agosto conquistò il titolo olimpionico della corsa su strada, coprendo i 100 km a cronometro in due ore, 28 minuti e 5 secondi alla sorprendente media oraria di 40,514 km. Fu lui il primo piacentino a ricevere la medaglia d'oro alle Olimpiadi". Qualche anno dopo Attilio Pavesi attraversò di nuovo l'Oceano per recarsi, questa volta, in Argentina, dove un torinese aveva organizzato la Sei Giorni di Buenos Aires. "Il nonno si trovava in Argentina quando scoppiò la seconda guerra mondiale - racconta la nipote Regina -, non c'erano bastimenti per tornare in Italia e dunque rimase lì, stabilendosi nella città di Sáenz Peña, dove aprì un negozio di biciclette e nel contempo organizzò diverse gare di ciclismo". L'anno scorso, a 93 anni, Attilio Pavesi è tornato in Italia, alloggiato in una residenza di riposo a Caorso, il suo paese natale. Vi è rimasto da luglio a dicembre, poi ha fatto rientro in Argentina, ed ora vive in una casa di riposo non lontano dalle nipoti.

Dopo il ritiro


Dopo una fantastica carriera tra i dilettanti, culminata con la conquista del titolo olimpico a Los Angeles nel 1932 (sia nella prova individuale a cronometro che in quella a squadre, con Olmo e Segato), non seppe ripetersi nelle categorie maggiori, probabilmente anche per le troppe energie psico-fisiche spese nella conquista delle precedenti vittorie. Emigrato in Argentina al termine della carriera agonistica, rimane comunque l'unico corridore italiano ad aver conquistato un titolo individuale su strada alle Olimpiadi prima della Seconda Guerra Mondiale, impresa senza dubbio molto rilevante ed estremamente significativa.