Perugino Antonio

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IMMAGINI

Antonio Perugino nacque il trenta Settembre 1973 a [1]San Prisco, piccolo centro della provincia di Caserta.

Carriera


Antonio Perugino da giovanissimo iniziò ad allenarsi, seguito dal padre Giuseppe. A soli 13 anni, nel 1987, conquistò la finale dei campionati italiani, categoria canguri (44-46 kg), classificandosi secondo. L'anno seguente, nel 1988, prese la licenza media ed abbandonò gli studi per dedicarsi totalmente alla [2]boxe. Lo stesso anno vinse i campionati italiani novizi A, categoria minimosca (46-48), entrò nel giro della nazionale e vi resterà fino al 1996 quando, dopo aver partecipato alle olimpiadi di Atlanta, passerà professionista. Negli anni seguenti cominciò a partecipare a vari tornei sia nazionali che internazionali classificandosi sempre tra i primi. Nel 1991, a Bari, partecipò per la prima volta ai campionati nazionali prima serie, conquistò la semifinale dove si arrese a Barbante, ai punti, con un verdetto molto discutibile. L'anno seguente,a [3]San Remo, riuscì, invece, ad imporsi mostrando una superiorità indiscutibile. Bissò il successo nel 1993 a Marcianise. Anche stavolta, come l'anno precedente, Antonio mostrò una netta superiorità rispetto agli altri atleti del panorama nazionale sia dal punto di vista tecnico sia da quello della preparazione atletica. Sempre nello stesso anno partecipò alla Coppa del Re a Giacarta dove arrivò alle semifinali risultando uno dei migliori della squadra italiana. Nel 1994, Antonio ottenne importanti successi: venne selezionato, dalla federazione e dal Coni per le olimpiadi di Atlanta 1996, vinse la sua prima medaglia d'oro, in Spagna, in un torneo internazionale di preparazione olimpica nella categoria super welter (71 kg). Unico tra i quattordici atleti italiani a conquistare l'oro. Il 1995 fu un altro anno ricco di successi:subito si riconfermò campione italiano a Roma, qualche mese dopo vinse la medaglia d'oro al torneo internazionale di Mestre al quale partecipavano atleti provenienti da trentatrè nazioni diverse tra i quali i russi da sempre considerati i migliori pugili a livello europeo. In questa occasione non solo conquistò la vittoria ma fu anche premiato miglior pugile di tutto il torneo. Poi, sempre nello stesso anno, ai campionati europei, tenutisi in Danimarca,Antonio conquistò la qualificazione alle olimpiadi dell'anno seguente, risultando uno tra i migliori pugili della nazionale italiana. Nel 1996, in Grecia, partecipò ad un altro torneo internazionale vincendo un'altra medaglia d'oro. Qualche mese dopo volò ad Atlanta a rappresentare l'Italia nella categoria super welter,fermandosi ai quarti dove si arrese ai punti contro il campione uscente ,il cubano Duvergel il quale, a fine torneo, conquisterà un altro oro. L'esito del match fu anche influenzato da una cattiva gestione dell'incontro dall'angolo. Infatti ,come sottolinearono anche molti esperti del settore, la presenza del suo allenatore all'angolo avrebbe potuto portare ad un esito diverso dell'incontro e dell'avventura olimpica di Antonio. A causa di incomprensioni, come il negato supporto del proprio allenatore ad Atlanta, Antonio decise di finirla col dilettantismo e di passare professionista( pesi medi 73,5 kg) nella scuderia di Spagnolo Sabatini, di Roma. Nel 1997 disputò 6 incontri da professionista vincendoli tutti. Il mondo del pugilato vedeva in Antonio un atleta molto promettente apprezzandone le doti sia tecniche che atletiche e vedeva in lui una grande promessa per il pugilato italiano. Nel 1998 la conferma: infatti dopo aver disputato e vinto altri due incontri sfidò il campione italiano in carica,[4]Valentino Manca della scuderia Cavini. L'incontro si disputò a Pescara dove Antonio si impose dopo dieci riprese dando una vera lezione di pugilato all'avversario che era riuscito a difendere il titolo per ben sei volte. Lo stesso anno Antonio difese per la prima volta il titolo concedendo la rivincita a Manca nella città della scuderia Cavini, Marina di Grosseto. Il pugile casertano si sbarazzò dell'ex campione italiano alla sesta ripresa. Subito dopo conquistò a bari il titolo internazionale [5]WBU battendo il africano Joseph Marwa. Dopo tre mesi mise in palio il titolo internazionale, a Catania, contro l'americano Shannon Landberg, fino ad allora imbattuto, riuscendo a difenderlo mettendo ko l'avversario alla prima ripresa. Nel 1999 per prepararsi a combattere per il titolo europeo disputò altri quattro incontri, tutti vinti. Mentre si allenava per l'europeo gli si prospettò l'opportunità di combattere per il titolo mondiale WBU contro il campione Raymond oval. Il manager ed il maestro di Antonio, pienamente consapevoli delle doti del loro atleta decisero di fargli sfidare direttamente il campione mondiale. L'incontro Perugino-Joval per il titolo Mondiale WBU pesi medi fu organizzato il 13 dicembre 1999 a Caserta e fu uno di quelli che resterà per sempre negli annali della boxe. L'incontro di Antonio ebbe quasi un andamento parabolico: infatti nella sesta ripresa, mentre conduceva per quattro riprese a due, Antonio ebbe un calo di lucidità che gli costò la settima e l'ottava ripresa durante le quali si procurò anche tre ferite. Durante la nona ripresa, quando era quasi dato per sconfitto, superò il momento di crisi e riprese a condurre il match mettendo in difficoltà Joval fino a fine incontro aggiudicandosi tutte le restanti riprese. Antonio era campione del mondo. Dopo soli sei mesi, nello Stadio Pinto a Caserta, Antonio disputò la prima difesa del titolo contro (Garè), pugile sudafricano. Anche stavolta si impose ai punti dominando per tutte le 12 riprese. A fine 2000, per incomprensioni con i manager, cambiò scuderia passando con Salvatore Chierchi.Tra il 2000 ed il 2002 disputò altri sei incontri vincendoli tutti. Antonio era oramai un atleta di calibro internazionale. La sua fama era tale che il grande manager Don King ed il grande Agler, detto il meraviglioso, vennero in Europa a constatare le reali qualità di Antonio. Fu organizzato un incontro dimostrativo nel casinò di Lugano dove Antonio non solo mise ko l'avversario ma ricevette anche i complimenti di Don King stesso che non perse tempo e subito organizzò un match in America contro il detentore del titolo WBA.

L'incontro e il ritiro


Agli inizi del 2003 ,come preparazione al match da combattere in America, Antonio andò a disputare un incontro a Bormio contro un pugile Argentino, Acunia, detto Tyson. Era l' 11 Marzo 2003. Il nostro campione si impose ai punti dopo un incontro molto combattuto sia tecnicamente che fisicamente. La sera, subito dopo l'incontro, mentre veniva medicato dal padre Giuseppe, Antonio ebbe un malore. Il padre Giuseppe subito intuì che non si trattava dei soliti problemi post incontro e decise di chiamare un'ambulanza. Antonio fu portato all'ospedale di Sondrio dove fu sottoposto ad un intervento molto lungo e delicato che durò sei ore, l'operazione era andata a buon fine, dovevano solo sperare che non vi fossero complicazioni. Nel frattempo una grande folla di giornalisti, amici e curiosi si era radunata all'ospedale. Lo stesso pugile argentino, Acuna , era venuto a verificare di persona le condizioni di salute del suo avversario. Antonio si svegliò dal coma dopo dodici giorni, restò a Sondrio per altri diciotto giorni per completare la riabilitazione, e finalmente tornò al suo paese natale, San Prisco, dove fu accolto da un paese in festa; un paese in festa per il suo campione che era sopravvissuto anche ad un incontro con la morte. Quell'incontro, però, gli costato molto caro. Da quella sera Antonio dovette dire addio al ring come pugile. Nonostante tutto è rimasto legato al mondo della boxe infatti tutt'ora aiuta il padre nella gestione della palestra di famiglia.

Storia del Pugilato


Troviamo testimonianze di questa disciplina già nei graffiti preistorici risalenti il III millennio prima di Cristo. Altre testimonianze ci vengono dalle civiltà della Mesopotamia e dell’antico Egitto, dove era particolarmente apprezzato dai faraoni. Inoltre alcuni incontri sono descritti nell’Iliade e nell’Eneide. Le prime testimonianze del pugilato come disciplina sportiva le abbiamo dai greci che lo introdussero alle Olimpiadi del 688.C., allora era uno sport molto violento dove due atleti si affrontavano usando solo i pugni, avvolti in fasci di cuoio rinforzati con placche di ferro, bronzo o piombo. Non esistevano categorie di peso e le gare terminavano quando uno dei due atleti si arrendeva. La disciplina ebbe un periodo di decadimento durante il Medioevo per poi riprendere nel Rinascimento e il primo incontro ufficiale si svolse a Londra nel 1661. Il primo grande nome del pugilato è stato J. Figg, che nel settecento incluse nella sua accademia di scherma una sezione dedicata al pugilato e nel 1719 dopo aver vinto 15 incontri consecutivi si proclamò campione del mondo. Ma la messa a punto delle regole di combattimento del pugilato e l’identificazione di un ring delimitato da corde, la presenza dei secondi per assistere l’atleta, l’identificazione di un arbitro per il giudizio e di un altro che controllasse il tempo si devono a Jack Broughton, allievo di Figg, venivano inoltre vietati i colpi portati co la testa, con le ginocchia con i piedi e al disotto della cintura. Non vi era limite di dura dell’incontro ma era prevista la sospensione di 30 secondi quando un pugile o entrambi erano a terra, trascorsi i 30 secondi si contavano 8 secondi e chi non era in grado di riprendere era sconfitto. Il pugilato diventa conosciutissimo in tutto il mondo, e nel 1825 in America si svolse l’incontro tra il campione britannico Sayer e un campione americano Hennan. Finì dopo 42 riprese con un verdetto di parità per calmare gli animi degli spettatori che avevano invaso il campo. Le regole di Douglas del 1867 portò alla scrittura di un codice che rendeva questo sport meno violento e lo trasformava in prove di abilità, destrezza e velocità. Il primissimo campione del mondo categoria pesi massimi fù John Sullivan, che battè il detentore Paddy Ryan anche grazie ad u particolare colpo sotto il mento “uppercut”. Nel 1908 si affermò il primo pugile di colore Jack Johnson, dall’abile tecnica che cedette il titolo a Jess Willard detto il “gigante” perché alto più di due metri dal peso di 110kg. Il nome del primo pugile ufficiale italiano è Piero Boine campione italiano assoluto che nel 1912 fondò il “Club Pugilistico Italiano” e dopo 4 anni a San Remo nacque la F.P.I. “Federazione Pugilistica Italiana”. Nel 1933 compare alla ribalta Primo Carnera gigante di 115 kg alto 2metri e 05 che diviene campione del mondo. Nel 1939 il titolo passa ad un altro pugiledi colore Joe Luis considerato ancora oggi uno degli atleti più tecnici. Nel 1952 sale alla ribalta quello che è considerato il più grande campione dei massimi di tutti i tempi, Rocky Marciano, che vinse il campionato del mondo, abbandonò la carriera professionistica nel 56 dopo aver vinto 49 incontri di cui 43 per K.O. Il pugilato è uno sport di combattimento ammesso nel programma olimpico per soli uomini suddivise nin 12 categorie a secondo del peso, l’allenamento per questa disciplina si basa su incremento della forza fisica, aumento della capacità aerobica, velocità e tecnica. L’incontro di pugilato avviene su un ring quadrato con misure che vanno da 4,9 metri a 6,10 mt per lato, rialzato da terra da 91 a 122 cm. Per i pugili dilettanti sono previsti obbligatoriamente guantoni di colore blu o rossi che pesano 284 grammi, il colore dei guantoni va accoppiato a quello del caschetto obbligatorio anch’esso. Gli incontri olimpici sono disputati da soli pugili dilettanti, le riprese sono 4 della durata di 2 minuti ciascuna. Vince l’incontro l’atleta che al termine dell’incontro ha messo a segno più colpi consentiti dal regolamento. I punti vengono assegnati da una giuria di 6 arbitri di cui uno è sul ring e gli altri lungo i bordi del quadrato. L’incontro può terminare prima del limite se l’atleta messo al tappeto non si rialza dopo il conteggio dell’arbitro oppure se un concorrente viene giudicato non più in grado di proseguire l’incontro per manifesta inferiorità per ferite o per no contest. Per chiedere la fine dell’incontro un pugile può abbandonare se i secondi gettano la spugna o il pugile volta le spalle all’avversario alzando il braccio. Per quanto riguarda la boxe professionistica, comprende tutti quegli atleti che esercitano un’attività sportiva con retribuzione, è soggetta a due tipi di suddivisioni, la prima che tiene conto del peso e la seconda del grado di competenza e preparazione agonistica. Nella boxe professionistica partecipano anche le donne che però hanno il limite dell’età che deve essere compresa tra i 16 e 32 anni, le categorie sono divise a secondo del peso e sono 14 per gli uomini e 17 per le donne. Le regole sono simili a quelle del pugilato dilettantistico, ma differiscono in alcuni aspetti quali: il conteggio del pugile atterrato è 10 secondi e non 8, le riprese sono 6 per gli atleti di livello inferiore e 12 per quelli di alto livello di 3 minuti ciascuno, non è previsto il caschetto.