Petrosyan Gevorg

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IMMAGINI

Gevorg “Giorgio” Petrosyan nasce in Armenia o meglio nella Repubblica Socialista Sovietica Armena, più precisamente a Erevan (Yerevan) nella capitale, il 10 dicembre 1985.

In Armenia la situazione politica ed economica era catastrofica e la guerra continuava imperterrita; Giorgio studiava con la mamma senza luce perché privi di energia elettrica; il fratello grande, la mattina presto alle 6, andava a prendere il pane che spettava a ogni famiglia e per scaldarsi bisognava anche andare a prendere il gasolio, perché il gas a casa non arrivava.

In questo clima di devastazione generale, un uomo, Adrianik Petrosyan, nel 1999 con coraggio prese una decisione, portare con se Giorgio quattordicenne e il Fratello maggiore Stepan in un viaggio verso l’Europa, fu così che partirono in un camion senza una meta precisa. Dopo un viaggio che durò 10 giorni arrivarono clandestinamente in Italia. Si ritrovarono così a Milano da soli, senza conoscere la lingua, al freddo, affamati, senza soldi, ne punti di riferimento alcuni. Giorgio, sicuramente stremato dal viaggio, all’arrivo in Italia aveva la febbre a 40°C con picchi di 42°C, allor che il padre preoccupato, iniziò a girare per le stazioni delle forze armate ma nessuno li aiutava e tutti li allontanavano; con una scusa riuscì a farsi aprire una porta nella stazione di Milano e quando sentì il clima temperato vi rimase senza uscirne, per riuscire a far almeno dormire il piccolo figlio, al caldo. Questa situazione si protrasse per una settimana e con la febbre che non accennava a diminuire. Dopo quasi otto mesi di convivenza in Caritas, una famiglia decise di prendersene cura e di ospitarli nella loro casa e per Giorgio essi furono e continuano ad essere una seconda famiglia. Giorgio era un appassionato delle arti marziali, un suo sogno profondo quello di praticarle, i miti da cui traeva ispirazione non erano altro che marzialisti che poteva vedere solo nei film in televisione; dal grande Bruce Lee e da Jean Claude Van Dame (che ripudiò come mito quando venne a sapere che era un ballerino) scoprì la passione innata, in lui, della kick boxing e all’età di 8 anni, usciva furtivamente per allenarsi in strada con i suoi amici o da solo dietro casa. Al che un giorno disse al padre: “Papà, mi piace tanto questo sport!”. Di fatto il padre, che ha sempre spronato il figlio a non arrendersi e che ha sempre sognato che egli diventasse il migliore, non appena furono accolti, cercò il modo di far allenare il figlio in una palestra, ripetendogli sempre che sarebbe diventato un campione. All’età di 16 anni, anche se con ostacoli perché ritenuto troppo giovane, iniziò ad allenarsi nella palestra Satori Gladiatorium Nemesis a Gorizia, nella disciplina della muay-thai mentre continuava a lavorare come muratore; con un peso di 54 kg fece il suo primo debutto in un incontro ufficiale (affiancato dal fratello Armen che lo sosterà e lo seguirà sempre), dove si ruppe il pollice del piede sinistro durante il combattimento ma spronato dal suo allenatore, il quale gli intimava di continuare a calciare, agì e lo vinse. Vista la grande capacità del giovane, fu messo sotto contratto fin da subito dal manager Carlo di Blasi, il quale era alla ricerca di nuovi talenti a livello mondiale in grado di essere dei degni sostituti, alle grandi leggende che stavano per tramontare, lo stesso che gli consentirà da subito di dedicarsi alla sola attività sportiva lasciando quella da operaio. Peculiarità che pochi lottatori avevano, era la guardia in cui combatteva il giovane ragazzo talentuoso, di fatto essendo mancino combatteva in guardia sinistra con la medesima gamba arretrata rispetto al busto, un vantaggio naturale contro la maggior parte dei combattenti che si trovavano a dover competere non più contro una guardia specchiata ma ben si opposta alla loro. Per la sua precisione e per i suoi colpi definiti chirurgici, portati con estrema tranquillità e lucidità mentale, durante un combattimento ufficiale un giudice gli assegnò l’appellativo di “The Doctor” il dottore. Nella Muay thai Giorgio continua a competere ricevendo grandi risultati: Nel 2003 vince il titolo nazionale MTA(Muay Thai Accademy) contro Gionata Zarbo per KO; l’anno successivo vinse il titolo Europeo contro Fabio Pinca (Futuro campione del mondo WBC: World Boxing Council Muay Thai); Nel 2005 difende con successo il titolo MTA e due mesi dopo a Bologna pareggia contro il tailandese Pinsinchai interrompendo una serie di 10 vittorie consecutive, ma nello stesso anno si rifece da quel pareggio vincendo il suo primo Intercontinentale ai danni del francese Olivier Tchétché ottenendo il titolo WMC (World Max Council); Nel 2006 a Modena vince il quarto Italian Extreme, nello stesso anno la cintura di campione del mondo KL (Kombat League che difenderà per tre volte a livello internazionale) e nel Dicembre vinse a Padova il torneo ad otto intitolato Janus Fight Night incontrando e sconfiggendo in finale il campione Europeo WKPL(World Kombat Professional League) Marco Piquè. Il 2007 segna per Giorgio una svolta, di fatto quell’anno si trovò a dover esordire nel leggendario stadio Lumpinee di Bangkok, lo stesso nella quale incontrerà la prima sconfitta della sua carriera ad opera di un allievo della più famosa palestra thailandese Por. Pramuk di nome Nonthanan, il quale vincerà al verdetto finale per maggior punteggio totalizzato, interrompendo così una linea di 25 incontri consecutivi da imbattuto. Ciò fece sì che in quell’anno lo stesso Giorgio chiudesse un capitolo importante della sua carriera agonistica, quello della muay thai, dedicandosi alla disciplina che più amava, la kickboxing, esordendo con una vittoria nello stesso anno ad aprile in una delle più

grandi organizzazioni giapponese di Kick Boxing la “K-1”, che organizzo un evento a Milano, battendo ai punti il russo Arslan Magomedov. A maggio viste le grandi capacità fu chiamato a sostituire un atleta australiano per competere nella sfida che fino a quel giorno era la più importante della sua carriera, ossia combattere nei 70Kg per il titolo di WMC (World Max Champion), contro il più forte kick boxer del mondo il tailandese Buakaw Por. Pramuk che l’anno prima vinse il K-1 WORLD MAX; Petrosyan ne fu all’altezza ma l’incontro terminò con la rottura della mano sinistra e con un pareggio ai punti, decretato dopo 10 minuti di consultazione tra i giudici, ed anche se in un pareggio, solitamente, il regolamento prevede che la cintura resti a chi ne era già in possesso, in quel caso fu tolta anche a Buakaw, quindi probabilmente non si trattò di un pareggio; Non avrebbero mai potuto far vincere un ragazzo di appena 21 anni che nessuno conosceva, non potevano far battere un campione assoluto da un ragazzo qualunque.

Ma Petrosyan non era un ragazzo qualunque; nel 2008 e nel 2009 continuò a combattere in diversi circuiti di kickboxing contemporaneamente: K-1 Fight Code Rules, It’s Show time, Janus Fight Night; vincendo ogni match e diventando campione WAKO (World Association of Kickboxing Organizations), e campione intercontinentale WKA (World Kickboxing Associazion). Arrivo cosi ad avere all’attivo un record personale di 53 vittorie, 1 persa e 2 pareggiate per il quale ottenne per la seconda volta la chiamata al torneo di kickboxing sotto i 70Kg più grande al mondo il K-1 WORLD MAX; durante la semifinale dello stesso si ruppe per la seconda volta la mano sinistra, ciò non lo fermò e vinse contro Andy Sower rimanendo campione del mondo assoluto di kick boxing.

Diventando negli anni a seguire un fuoriclasse assoluto, non si fermò e con esso non accennarono a cedere neanche i problemi alle mani, di fatto ad Oktagon (torneo per le qualificazioni al K-1 WORLD MAX 2010) si infortunò alla mano, che si ruppe per la terza volta durante la vittoria della finale del K-1 contro Albert Kraus, rimanendo campione del mondo incontrastato fino al 2012, percorso nel quale vedette assegnarsi un match no contest per aver subito un calcio all’inguine, subì la quarta rottura del polso e ottenne un nuovo titolo di campione ISKA(International Sport Karate Association). In quegli anni la kick boxing andò incontro a un decrescere economico mondiale, mettendo in crisi le società che non riuscivano a pagare i propri atleti; fu così che la Glory associazione singaporiana, prese le redini della kickboxing mondiale, mettendo sotto contratto la maggior parte degli ottimi atleti tra cui “The Doctor”, il quale iniziò a competere nei suoi eventi di promozione con un attivo di 70 vittorie e 1 persa, vincendo I Glory 1, 2, 3, 7 e battendo campioni del calibro di Davit Kiria e Robin Van Roosmalen. Nel 2013 partecipò al secondo torneo Glory dell’anno, che vide un Petrosyan campione indiscusso per 6 anni e 42 incontri consecutivi vinti, gestire male 2 dei 3 round previsti (dove nel primo Giorgio rompe per la quinta volta la stessa mano) e perdere l’ultimo round per KO con un gancio sinistro a merito di Davit Kiria, lo stesso che batterà Roosmalen in finale. Durante quel combattimento la situazione psicofisica dell’atleta era pessima, di fatto nell’anno che precedete quel match, saltava gli allenamenti e per problemi personali non aveva la voglia di salire sul ring. Tornato a Milano e rimessosi da quella sconfitta, decise di aprire col fratello Armen la propria palestra: “Team Petrosyan” sita a Milano. Nel 2014 vinse il Glory in Italia e il giorno successivo alla vittoria a casa Petrosyan venne recapitata la bandiera italiana, con una lettera inviata dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano, nel quale c’era scritto che faceva parte dei campioni Italiani, ottenendo ufficialmente la cittadinanza dalla repubblica italiana per merito sportivo. Nel 2016 gli venne diagnosticata una cervicoprecalgia sinistra e dopo approfonditi accertamenti, si riscontrò la presenza di un ernia cervicale voluminosa paracentrale prevalentemente sinistra, ma Giorgio aveva un incontro a Torino e non poteva tirarsi indietro, così i medici gli fecero un trattamento aggressivo ma non invasivo per riuscire a farlo combattere; durante la disputa del match di Oktagon prese un forte colpo alla testa che irradiò fino al braccio una scossa; conclusosi il combattimento con la vittoria ai punti, Petrosyan iniziò giorno dopo giorno a perdere la sensibilità del braccio e di conseguenza la forza e il tono muscolare, si decise così l’11 giugno dello stesso anno di intervenire con un operazione che andò a buon fine (discectomia per via anteriore), e dopo aver atteso 4 mesi riprese ad allenarsi cautamente, fino al recupero totale. Ad oggi, vincendo per altro il ONE CHAMPIONSHIP nel 2019 battendo in finale il campione francese Samy Sana, è ritenuto il più grande campione del mondo ed atleta di Kickboxing e thai-boxe di tutti i tempi; con un record totale di 106 combattimenti ufficiali, quali: 102 vinti di cui 42 per KO, 2 persi di cui 1 per KO, 2 pareggiati e 1 No Contest.

Fonti


- Interviste
- Libro Autobiografico: Con le mie mani. Tutte le battaglie di un guerriero della vita.