Pettenella Giovanni

Da Wikisport.
Jump to navigation Jump to search

IMMAGINI

Pettenella Giovanni nasce a Caprino Veronese, il 28 Marzo 1943, Giovanni Pettenella era un pistard italiano ed ha vinto la medaglia d’oro per la velocità individuale alle Olimpiadi di Tokio del 1964.

La carriera


Pettenella Giovanni però, da sportivo, non nacque subito come ciclista; infatti, come ricorda Marco Pastonesi in un suo articolo sulla Gazzetta, egli stesso disse “ho cominciato col pallone, pulcino del Milan”, ed è stato il padre a trasmettergli la passione per le due ruote, “mio padre era stato ciclista, dilettante, e certe cose rimangono nel sangue”, affermò lo stesso Pettenella. E fu così che, come tutti i grandi campioni, Pettenella con grande spirito agonistico, si mise in gioco provando alcune gare ciclistiche che da subito cominciarono a dare risultati più che buoni; vinse la sua prima gara a Ronago, fra Como e Chiasso, in salita, cosa che lo sbalordì: “Vinsi la terza corsa a Ronago, arrivo in salita. Da non credere ma in salita andavo bene.”
Tempo dopo egli riuscì a concretizzare non solo in salita: “andavo bene non solo in salita, ma anche in volata”; fu così che, visti i risultati, Pettenella decise di allenarsi in maniera più sistematica ed approfondita, tanto che si iscrisse nel 1959 alla scuola Fausto Coppi al Vigorelli di Milano.
Ed è in questo periodo che emerge il campione Pettenella con tutta la sua forza ed umiltà. Egli aveva una doppia vita: pollivendolo di mattina, e atleta il pomeriggio, come racconta a Pastonesi: “La mattina pollivendolo, in bici o col motorino, legavo una gabbietta con pulcini, anatre e ochette, andavo al mercato, le tenevo buone in un recintino con insalata e polenta, tornavo a casa quando le vendevo. Il pomeriggio in pista: giravo, studiavo, copiavo, sprintavo, rallentavo, tentavo il surplace, cadevo, mi attaccavo alla rete, i piedi dentro nei puntapiedi, io e la bici sdraiati, appesi, in bilico, come su una parete. Non mi restava che chiamare il Renzo, il custode, per farci tirare giù”. E fu proprio per questo suo “doppio lavoro” e al suo talento che venne soprannominato “il pollivendolo volante”. Questa era la vita quotidiana che il Vanni, nome datogli per la sua dedizione allo sport, poiché quando veniva chiamato Giovanni nemmeno prestava attenzione, affrontava tutti i giorni; stile di vita molto lontana dalla vita troppo lussuosa e comoda di troppi atleti odierni. Altra citazione degna di merito, che sottolinea ancora una volta l’umiltà e l’agonismo di Pettenella, è quella che il Vanni dava per i suoi avversari : “Io li guardavo tutti, i miei avversari, e mi sembrava che non ce ne fosse uno più debole di me”. Ed era proprio questa sua concezione dello sport, della competizione con sé stesso e con gli altri che lo portava a superare i propri limiti, a tentare sempre di trovare quel qualcosa in più per migliorarsi: “Potevo cambiare dieci volte in una volata sola.[…] m’ ingegnavo. Se il mio avversario preferiva partire lungo, lo facevo partire il più corto possibile. Se preferiva fare la volata in testa, gli stavo davanti. Se preferiva lanciarsi, lo facevo partire da fermo. Se preferiva partire da dietro, facevo il surplace.[…] perché in pista non si guarda in faccia a nessuno.[…] Il gioco del su e giù. Il gioco che a 70 all’ ora lo lasci passare e poi lo mandi sul prato o lo sbatti sulla rete. Il gioco che in certi punti della pista ci si sta da soli”.
Pettenella era uno dei pistard più esperti per quel che riguarda il surplace. Il surplace è una tecnica usata nelle gare di velocità su pista, mediante la quale si resta sulla bici fermi, ed in equilibrio sulla bici, tenendosi al massimo a 20 cm di distanza dall’avversario, attendendo il momento migliore per sorprendere e superare l’avversario. Questa tecnica viene usata per far in modo che l’avversario tiri la volata, sfruttando la sua scia, per poi attaccarlo, di solito, nello sprint finale. Questa tecnica può essere usata nelle gare di velocità poiché la gara si svolge coprendo il numero di giri di pista che più si avvicina al chilometro, dove, però, gli atleti vengono cronometrati effettivamente solo negli ultimi 200 metri, dove esprimono la loro massima velocità.
Giovanni Pettenella fece il record del mondo nel surplace, 1 ora 3 minuti e 5 secondi contro Sergio Bianchetto, nella semifinale del campionato italiano del 1968, tenutosi a Varese. Questo record restò molto ben impresso nella mente di Pettenella, tanto che lo descrisse così: “Ho il record del mondo di surplace: un’ ora, 3 minuti e 5 secondi, Varese, campionati italiani 1968, semifinale con Bianchetto. Poi svenuto. Lui. In finale con Beghetto. Perso. Io”. Quella semifinale fu vissuta con, come la definiremmo oggi, grande odience, poiché, la stessa sfida Pettenella-Bianchetto si era già ripetuta 4 anni prima a Tokio, in occasione però della finale olimpica, dove Pettenella divenne Campione Olimpico conquistando l’oro. Alla fine della gara il vincitore fu lo stesso, ovvero Pettenella, ma la gara che si tenne il 27 Luglio ’68 al velodromo Gianna di Masnago ebbe una grandissima risonanza a causa di quel record. C’era anche la RAI a seguire quel evento, con inviato Nando Martellini, grande giornalista di quei tempi, che prese la linea per molte volte per dare aggiornamenti, che però non arrivavano, tra l’eccitazione del pubblico e degli addetti ai lavori. È in un suo racconto dell’epoca che possiamo apprezzare ancor’ oggi, le gesta di quei due grandi campioni che quel giorno scrissero la storia: “C'era il sole, quel 27 luglio del 1968, un sole che illuminava caldo e impietoso il velodromo Ganna di Masnago sul quale si stavano svolgendo i campionati italiani su pista.[…] quel giorno il surplace durò oltre ogni limite immaginabile.[…] Pettenella (all'interno) e Bianchetto (vicino alla recinzione) non si muovevano di un millimetro e le telecamere continuavano a inquadrare una specie di fermo immagine.[…] Dagli spalti reazioni contrastanti: all'inizio qualcuno si spazientì, poi con il passare del tempo si iniziò a pensare all'impresa. Parecchie persone addirittura si mossero da Milano e arrivarono a Masnago in tempo per l'epilogo.[…] Pettenella e Bianchetto: mani strette sul manubrio, pupille a controllare l'altro, muscoli tesi e in bilico tra l'equilibrio e la voglia di scattare. Sotto le bici due laghi di sudore.[…] Al minuto 63 l'epilogo: è Bianchetto a muoversi per primo, ma non per dare il là alla volata. Il campione padovano barcolla e si schianta sull'asfalto: dovrà essere rianimato con i sali. Vince Pettenella, il "pollivendolo volante", che pochi anni dopo sarà direttore tecnico del mitico Vigorelli.[…] Quel giorno splendido e drammatico rimarrà così nella storia di Varese, della sua pista e del ciclismo".
Fino ad allora il record del mondo di surplace apparteneva ad Antonio Maspes, sette volte campione del mondo di velocità e bronzo alle olimpiadi di Helsinki 1952 per il tandem, pupillo dell’imprenditore Giovanni Borghi, ed era di un ora. Il successivo record di Pettenella è tutt’oggi imbattuto: infatti nessuno è più riuscito a battere, fino ad oggi, quel record in gara. Vi sono state, altresì, delle prove effettuate appositamente in surplace per battere questo record: il 20 Settembre 1975 al Velodromo Olimpico di Roma, Francesco Del Zio arrivò a segnare 2 ore, 6 minuti e 15 secondi; successivamente, Salvatore Colosimo a San Pietro in Guarano, l’8 Maggio 1998, durante una trasmissione televisiva, fermò le lancette a 3 ore, 5 minuti e 25 secondi, tempo che venne registrato dai giudici che lo inserirono del libro “Guinness World Record 1999”.
La carriera professionistica per Pettenella cominciò l’anno dopo aver vinto l’oro a Tokio, fino al 1975; purtroppo, però, i risultati non furono all’altezza delle aspettative. Partecipò ai campionati mondiali di velocità due volte: nel 1966 venne eliminato ai quarti, mentre nel 1968 conquistò la medaglia di bronzo. Provò anche alcune gare su strada, ma senza fortuna.

Dopo il ritiro


Da lì Pettenella si dedicò al mondo del ciclismo in maniera più “artigianale” con una sua “officina” per bici e partecipazioni, all’interno di federazioni ciclistiche, potendo offrire, senza esaltazione o ostentazione alcuna, le sue esperienze e le sue competenze a chiunque avesse voluto avvicinarsi e praticare questo sport. Purtroppo, Pettenella è morto il 19 Febbraio 2010 a Milano, all’età di 66 anni.