Astylos

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Astylos, siracusano, 2500 anni fa

Olimpia, anno 484 avanti Cristo, duemilacinquecento anni prima d’oggi. In un caldo pomeriggio d’Agosto si è appena conclusa la finale della gara “clou” dei Giochi, lo stadio, 192 metri di corsa veloce in rettilineo.
Gli “ellanodici” hanno verificato la regolarità della prova e l’araldo dà l’annuncio del vincitore.
E’ Astylos, siracusano! Stupore e ammirazione sugli spalti, mentre uno chiede al vicino se per caso quell’Astylos possa essere lo stesso Astylos che quattro anni prima, sullo stesso rettilineo e nella stessa prova dello stadio, ha trionfato come rappresentante della città di Crotone.
Il dubbio viene spazzato via presto, l’araldo conferma che di Astylos ce n’è uno e uno solo, e quell’Astylos superbo velocista, iscrittosi alle gare come siracusano, è proprio quello che nell’edizione precedente dei Giochi (488 a.C.) aveva conseguito il successo per la città di Pitagora.
Il mito vuole che il passaggio dell’atleta da Crotone a Siracusa sia stato voluto e realizzato da Gelone, re di Siracusa in quegli anni, che come proprietario di veloci quadrighe, tra cui quella vincitrice nel 488 a.C., di olimpiadi se ne intendeva. Ma come avrebbe potuto il re convincere Astylos a ripudiare la sua città d’origine? Semplice: comprandolo, offrendogli soldi e altri benefits, più o meno come si fa oggi con i grandi atleti.
Pausania il Periegeta, storico greco vissuto nel II sec.d.C., descrivendo la statua che Pitagora scultore dedicò al “nostro” ad Olimpia, afferma che Astylos “…. per far cosa gradita a Gelone di Dinomene, si proclamò siracusano.”
Ed aggiunge che a seguito di ciò “i Crotoniati decretarono che la sua casa diventasse prigione, e rovesciarono la sua immagine che stava nel tempio di Era Lacinia”.
Più accreditabile con l’andamento degli eventi appare però la tesi suggerita da alcuni storici dello sport antico: sostengono che Astylos abbia fatto una scelta politica, Siracusa anziché Crotone, scelta dettata dall’aver la propria città natale rinnegato in quegli anni l’«hellenikòn» (l’unione dei greci tutti), adottando una politica filocartaginese in alleanza con Reggio e contro Siracusa. Cartaginesi che proprio Gelone avrebbe sconfitto quattro anni dopo nella celebre battaglia di Imera.
Astylos, che Giovanni Mosca inserisce in terza frazione in un’immaginaria e imbattibile staffetta dell’antichità, insieme a Koroibos di Elide, Chionis di Sparta e Leonidas di Rodi, in quell’edizione dei Giochi doppierà il successo nello “stadio” con quello nel “diaulo” (doppio stadio) e replicherà quattro anni più tardi ampliando il ventaglio dei successi con quello nella “oplitodromia” (corsa con le armi).
La fama di Astylos sarà vasta e duratura, egli verrà citato da Plinio, da Callimaco, Platone ne ricorderà la continenza rispettata durante gli allenamenti, e il poeta Simonide gli dedicherà un epinicio.
Con Astylos Siracusa affiancherà ai successi nelle prove ippiche (celebri quelle dei cavalli di Ierone, narrate da Pindaro) le prodezze dei velocisti, Hiperbios, Dykon, Zophiros e Orthon, che insieme a Lygdamis il capostipite, pancraziaste vincitore nel 648 a.C., la collocherà ai vertici della graduatoria, seconda solo a Crotone, tra le colonie greche d’occidente nella storia dei Giochi sportivi dell’antichità.


di Vincenzo Pennone