1951 - Jake La Motta e il suo ultimo incontro

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I primi anni di vita


Giacobbe "Jake" LaMotta (New York, 10 luglio 1921 - Miami, 19 settembre 2017), meglio conosciuto come Jake, figlio di italiani, detto "Il Toro del Bronx e Toro scatenato", è stato un pugile statunitense, campione mondiale dei pesi medi. La famiglia, originaria della Sicilia, si era trasferita nel Bronx: non certo un posto per educande, ma un ghetto in cui anche girare con un pezzo di pane presentava dei rischi. Sembra che un giorno il piccolo Jake ebbe di che lamentarsi con il padre: alcuni bad boys volevano sottrargli da mangiare. L'uomo lo guardò con durezza e gli diede un punteruolo rompighiaccio: “difenditi ragazzo”. La strada segnata: criminale o pugile, il Bronx dell'epoca non prevedeva grosse alternative.
Per “fortuna” il padre lo incitava a combattere per le strade: Jake di pugilato non sapeva granché, aveva però capito che per sopravvivere in quell'inferno doveva colpire più duro dell'altro.
In un'intervista LaMotta raccontò che a nove anni un gruppetto di coetanei era solito prenderlo di mira, talvolta picchiandolo e che, per difendersi fu costretto a portare con sé un punteruolo. "Portavo con me quell'arnese e lo tiravo fuori tutte le volte che il gruppo di ragazzi cercava di aggredirmi, spaventandoli, finché un giorno lo scordai a casa e fui costretto ad usare i pugni. La paura aveva liberato questa dote, e non ebbi più bisogno di nessun punteruolo".

La carriera


Il pugilato lo imparò, e in fretta. A 19 anni Jake La Motta era già professionista, peso medio atipico: non alto, le braccia tozze e corte. Ma sul ring era un toro che si scatenava e faceva venir dubbi ai propri avversari.
LaMotta vinse il titolo mondiale il 16 giugno 1949 a Detroit, contro il francese Marcel Cerdan, che era il campione in carica. Cerdan, reputato da molti esperti il miglior pugile nella storia del pugilato francese, si slogò il braccio durante il primo round, resistendo per altri nove fino ad abbandonare prima dell'inizio del decimo; nonostante ciò, la vittoria di LaMotta fu assegnata per KO poiché Cerdan si era ritirato dopo il suono della campana di inizio round. Fu organizzato un secondo incontro (previsto per il 2 dicembre), che però non si tenne dal momento che durante un viaggio, verso la fine dell'ottobre dello stesso anno, l'aereo su cui Cerdan stava viaggiando, un Lockheed Constellation della Air France precipitò alle Azzorre, non lasciando alcun superstite tra i 48 passeggeri.
LaMotta riuscì a conservare il titolo quando il 12 luglio 1950 si battè con Tiberio Mitri, ma lo perse il 14 febbraio 1951, quando venne steso da Ray Sugar Robinson in un incontro leggendario. Non era certo la prima volta che i due si trovavano faccia a faccia (per l'esattezza si trattava della sesta), ma nei precedenti incontri LaMotta era riuscito a mandare l'avversario al tappeto o quantomeno a vincere ai punti.
ll 14 febbraio 1951 si tenne dunque l'attesissimo sesto incontro tra il Toro del Bronx e Sugar Ray Robinson (il pugile di colore aveva prevalso su quattro dei cinque precedenti), con in palio il titolo mondiale. L'incontro passò alla storia del pugilato come "il massacro di San Valentino": Robinson vinse per K.O. tecnico al tredicesimo round, quando l'incontro fu interrotto con LaMotta, sfinito, abbandonato sulle corde.
Perché non ce la fece quel fatidico San Valentino? Perché era stremato dal tentativo di rientrare nel peso. Il suo incubo si era rifatto vivo nel momento meno opportuno. Lui stesso in seguito descriverà il regime a cui si era sottoposto come qualcosa di impossibile: lunghe e sfiancanti sedute nella sauna, unite ad una dieta strettissima, povera anche di liquidi. Molto in forma all'apparenza, fisico asciutto e scattante, in realtà era sfibrato nella forza muscolare da quello stile di vita fin troppo rigoroso. E così Jake uscì dalla storia della boxe (una storia che ricorda un po' il bellissimo racconto di Jack London "L'ultima bistecca", storia di un pugile che perde l'incontro perché affamato). In realtà per dieci riprese sembrava quasi stesse per vincere, poi crollò. Qualcuno sostiene che anche Robinson stesse cedendo e che se l'arbitro non avesse fermato l'incontro alla tredicesima ripresa, forse avrebbe vinto.
Nel 1960 LaMotta scioccò il mondo dello sport: chiamato a testimoniare davanti alla sottocommissione del Senato americano denominata Comitato parlamentare sulla criminalità organizzata, presieduto dal senatore democratico Estes Kefauver del Tennessee, a proposito dell'influenza della malavita nel mondo della boxe, ammise di aver perso il suo incontro contro Billy Fox nel 1947 su pressioni della mafia, per avere la possibilità di essere nominato sfidante ufficiale di Cerdan per il titolo mondiale. LaMotta fu messo KO da Fox dopo quattro round: questo incontro ossessionò il pugile per tutta la vita.

Dopo il ritiro


Jake LaMotta appese i guanti al chiodo nel 1954 e si ritirò dal ring. Concluse la carriera con 106 incontri disputati, 83 vittorie, 19 pareggi e 4 sconfitte.
Dopo il ritiro comprò alcuni bar e divenne attore di palcoscenico e commediante per i suoi e altri locali. Apparve anche in quindici film, incluso The Hustler (in italiano Lo spaccone), con Paul Newman e Jackie Gleason, dove interpretava il barista. LaMotta è morto il 20 settembre del 2017 all’età di 96 anni in seguito alle complicazioni dovute a una polmonite.

Curiosità


  • Nel 1981 alcuni produttori di Hollywood contattarono LaMotta con l'idea di fare un film sulla sua vita, basato sul suo memoriale, risalente al 1970, Raging Bull: My Story. Il film, intitolato Toro scatenato, sebbene sia stato un insuccesso dal punto di vista finanziario, riscosse un grande plauso dalla critica, sia per il regista Martin Scorsese sia per Robert De Niro, che interpretava LaMotta, insignito del premio Oscar quale miglior attore protagonista, tanto da essere considerato un classico della cinematografia dall'American Film Institute.
  • Di origine italiana (il padre era nato a Messina), è stato un personaggio assai discusso, sia fuori che dentro il ring, la cui vita movimentata ha ispirato il film Toro scatenato (1980), diretto da Martin Scorsese e interpretato da Robert De Niro.
  • "Voglio solo che la gente sappia che è stato un grande uomo, sensibile, forte, dolce, ironico e con occhi che danzavano", sono le bellissime parole della sua ultima moglie, la sesta. Ormai il vecchio Jake era stato abbandonato dalla gelosia. Quel demone che lo aveva posseduto soprattutto con Vickie, la seconda moglie, miss America, la bionda dal fascino ambiguo per la quale Robert De Niro, nella sua magistrale interpretazione di 'Toro Scatenato' che gli valse l'Oscar, caricava i suoi occhi di un odio estemporaneo. Non sopportava gli sguardi degli altri su di lei.
  • Nel 1998 il figlio Joseph fu tra le vittime del Volo Swissair 111, precipitato al largo della costa della Nuova Scozia in Canada.

Riconoscimenti


  • La International Boxing Hall of Fame e la World Boxing Hall of Fame lo hanno riconosciuto fra i più grandi pugili di ogni tempo.

Soprannome


  • "Il Toro del Bronx e Toro scatenato"

Fonti