El Moutawakel Nawal

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IMMAGINI

«Sono fermamente convinta, come sostiene lo stesso Nelson Mandela, che lo sport possa avere un impatto decisivo sul carattere di un individuo. La mia vita può essere divisa in due parti distinte: prima e dopo l’oro di Los Angeles. Quei 54 secondi e 61 centesimi hanno totalmente cambiato la mia vita.»
Afferma Nawal El Moutawakel, l’orgoglio del Marocco e dell’Africa.

La carriera


Nata a Casablanca il 15 aprile 1962, Nawal El Moutawakel è un’ex ostacolista e velocista marocchina. Ne sono ricordo la prima medaglia d’oro del Marocco, la prima medaglia di un’atleta africana e la prima medaglia di una donna musulmana ai Giochi Olimpici. Con la sua vittoria negli ostacoli di 400 mt dei Giochi Olimpici di Los Angeles nel 1984, ha segnato la storia degli sport africani,in generale, e, in particolare, quella del Marocco. Negli anni 1977, 1978, 1984, 1985 è stata tre volte campionessa nazionale nei 100 e 200 mt piani, una volta campionessa nazionale nei 400 mt piani e tre volte campionessa nazionale dei 400 mt ostacoli. Nessuna donna musulmana aveva mai vinto una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984. È con entusiasmo che ricorda quel fantastico momento di pochi minuti dopo aver superato la linea d’arrivo affermando : “Qualcuno mi ha portato in una stanza speciale e mi ha detto con una certa enfasi che il Re era al telefono e che aveva chiesto di me. Con un certo imbarazzo ho preso la cornetta e ho sentito la sua voce dall’altro capo del filo che mi diceva: siamo tutti molto orgogliosi di te. L’intero paese è in festa. Questa vittoria ci ha reso tutti felici. Sono rimasta senza parole. Non potevo credere che il re fosse rimasto sveglio tutta la notte per non perdersi la corsa in televisione. Il re mi disse anche che per festeggiare l’evento, avrebbe annunciato che ogni ragazza nata quel giorno si sarebbe dovuta chiamare Nawal”. Con la sua vittoria ha contribuito nell’aiutare e nell’avere una nuova prospettiva di vita a migliaia di donne musulmane in tutto il mondo. In precedenza, infatti, si riteneva che le donne non potessero distinguersi nello sport, ma, ancora una volta, grazie al suo trionfo nei 400 mt ostacoli, gara cruciale dell’atletica leggera, ha favorito un’allettante chance a un’intera generazione. Nawal El Moutawakel ha superato l'idea che l'istituto sportivo sia un ambiente maschile. Non a caso è diventata una figura di riferimento per tutte le donne musulmane, soprattutto per la forte speranza di emancipazione per milioni di queste donne durante gli anni ’80,quando i paesi arabi e islamici erano ancora conservatori. In pochi mesi le arrivarono migliaia di lettere. Le donne le scrivevano per ringraziarla per quello che aveva fatto per loro attraverso lo sport. Le ragazze con e senza il velo le raccontavano che, grazie a lei, si erano sentite liberate e che sentivano nel loro profondo di aver corso al suo fianco. In un celebre discorso, in occasione di un prestigioso premio alla carriera affermò che il suo percorso verso lo sport era stato aiutato dai suoi genitori che avevano insistito affinché i loro figli, sia i maschi che le femmine, fossero trattati allo stesso modo e avessero la possibilità di essere educati allo sport. Nawal venne indirizzata verso l’atletica. In breve tempo mostrò una certa predisposizione per gli ostacoli che la portò nel 1983 a catturare l’attenzione dei talent scout della “Iowa State University”, che le offrirono una borsa di studio. In un primo momento, suo padre si mostrò riluttante all’idea di lasciar partire per gli Stati Uniti la figlia diciottenne, ma alla fine dovette convenire sul fatto che avrebbe ricevuto di certo un’ottima istruzione. L’indecisione del padre, in realtà, nascondeva una specie di presentimento, perché solo una settimana dopo avrebbe dovuto superare il primo vero ostacolo della sua vita. Uno dei più duri, certamente non uno di quelli che tagliavano di traverso la pista di atletica e che lei superava a centinaia in ogni seduta di allenamento. Solo una settimana dopo la sua partenza, infatti, il padre era morto in un incidente stradale. In alcune interviste affermò che per tre mesi nessuno le disse niente dell’accaduto, anzi quando cercava di parlare con lui, le rispondevano che era occupato o che non voleva che lei si distraesse neppure per un secondo dai suoi studi e allenamenti. Quando seppi la verità ,affermò Nawal : “mi infuriai”. Ma dopo appena otto mesi dalla morte del padre, ha conquistato la medaglia d’oro nei 400 alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984 . Oggi è membro del Comitato olimpico Internazionale e segretario di Stato per lo sport in Marocco. Dal ’93 è l’ispiratrice di una corsa a Casablanca su un percorso di 5 km dedicata esclusivamente alle donne. In pochi anni è diventata la più grande gara femminile che si disputa in un paese musulmano. «È stata una piccola rivoluzione» ha dichiarato l’orgoglio del Marocco e dell’Africa. Nel 1995, divenne membro del consiglio della “International Association of Athletics Federation” (IAAF), e nel 1998 divenne un membro del “Comitato Olimpico Internazionale” (IOC).È stata anche presidente della commissione di valutazione per la selezione della città ospitante dei Giochi olimpici estivi del 2012. Nel 2006, è stata una degli otto portatori della bandiera olimpica alla cerimonia d'apertura dei Giochi Olimpici invernali di Torino nel 2006.Tuttora (2017) è membro del CIO, mentre dal 2002 è membro fondatore e presidente dell'Associazione Marocchina per lo Sport e lo Sviluppo. Nel suo paese ha anche ricoperto importanti cariche politiche: dal 1989 al 1997 è stata ispettore del “Ministero della gioventù e dello sport”, dal 1997 al 1998 ha ricoperto la carica di sottosegretario del “Ministero degli affari sociali”, con delega alla gioventù ed allo sport e nominata “Ministro per la gioventù e lo sport”, ha ricoperto tale carica dal 2007 al 2009. In un’ intervista nel 2008 le sono state poste alcune domande tra cui : “Quali potrebbero essere gli sforzi a livello nazionale ed internazionale affinché si possa favorire l’accesso delle donne ad alte cariche di responsabilità” e “Quale deve essere il ruolo delle istituzioni europee relative a questo argomento” . Alla prima domanda afferma che sin dagli anni Novanta le autorità hanno organizzato conferenze sulle “donne e lo sport” e le donne sono riuscite a dimostrare che con la forza della determinazione, della perseveranza e del coraggio si possono battere tutti i record. Alla seconda domanda afferma che le istituzioni europee, con il “Libro Bianco sullo sport” sono un esempio per dimostrare che tutto è possibile e che lo sport è un mezzo che partecipa attivamente all’eliminazione della povertà, all’inserimento sociale e all’emancipazione delle donne.Al giorno d’oggi Nawal continua ad incarnare la “moderna donna marocchina, musulmana e africana, figura di un movimento di emancipazione attraverso lo sport , la cultura e l’integrazione con una vita politica, sociale ma soprattutto culturale perché lo sport è “cultura” e la “cultura” è un ornamento nella buona sorte e un rifugio nell’avversa”.